wtorek, 6 października 2015

Era Triste Milano

Era buia Milano quel giorno. Dopo tiepide giornate di Primavera era rientrata nel suo ruolo di città grigia, come la ricordava da giovane. Quanti anni erano trascorsi dall'ultima volta che aveva percorso quel lungo viale, non li contava più. I suoi passi battevano il suolo rallentati dal peso delle lunghe stagioni. Di tanto in tanto passi leggeri di giovinezza si sovrapponevano agli occhi della realtà. Non era mutato l'odore di bagnato delle foglie misto alla polvere nera, dovuto all'umidità della pioggia incensante della notte prima. Anche l'incidere frettoloso dei passanti, che la sfioravano ignorandola, non era cambiato. Eppure qualcosa di diverso era avvenuto, qualcosa aveva mutato quella città che ora , immersa come era a rivivere emozioni perdute, le sfuggiva. Si scosse dal suo torpore imponendosi di essere presente a quegli attimi, di focalizzare la sua attenzione su quanto era avvenuto negli anni di lunga assenza.

Notò che il marciapiede su cui camminava era in degrado, in alcuni punti le pietre erano scheggiate o addirittura mancavano come bocca di un vecchio sdentato. Anche il manto stradale era irregolare, non più levigato come lo ricordava, c'erano buche piene d'acqua che le auto schivavano in una guida tutt'altro che lineare. Gli sguardi di chi incrociava mancavano dell'antica fierezza di essere cittadini di una metropoli industriale, in loro era spento quell'antico brio dettato dalle mille cose da fare. Solo l'abitudine di andare di fretta era rimasta in onore dei vecchi tempi, persino l'abbigliamento era sguaiato, clown che ostentavano un'eleganza immaginaria. Fra loro tanti stranieri primeggiavano là dove un tempo vi erano  intrusi i visi del Sud. Negozi di varie etnie allineati a quelli italiani, l'aria era impressa del forte odore di spezie forestiere. Tanti cartelli appesi alle saracinesche chiuse dove un tempo c'erano piccole imprese, le scritte stringevano il cuore in una morsa, "Si vendono locali", "Chiuso per fallimento", "Trasferito all'estero".

Già, la crisi. La grande crisi del terzo millennio aveva messo in ginocchio il fiore all' occhiello dell'Italia produttiva, creando e importando povertà. Erano ridicole quelle macchine di lusso che sfrecciavano in quel contesto, erano fuori posto, o forse erano esattamente nel punto in cui il loro lusso valeva bene tanta miseria intorno.

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